“Il caro carburante rischia di compromettere il mercato dei tour operator”. A lanciare l’allarme è Roberto Corbella, presidente dell’Associazione dei tour operator italiani che non nasconde i timori del settore. “Il carburante – afferma il numero uno di Astoi – è una variabile fondamentale per i pacchetti offerti alla clientela. Una variabile che però dipende, a sua volta, da diversi fattori, come la distanza o la tipologia dei vettori usati. L’aumento dei costi – ammette – si riflette sul mercato in due modi negativi. Per prima cosa non è semplice per un tour operator far comprendere al cliente un’eventuale lievitazione del prezzo, giustificandosi con il caro carburante. Anche perché lo stesso pacchetto, siglato magari ad una data antecedente o con vettori diversi, non è soggetto ad alcun tipo di aumento”. Ma sul settore pesa anche il fatto che “sul pacchetto turistico la legge garantisce il consumatore sugli aumenti del 10%. In questo caso, infatti, il consumatore stesso ha la facoltà di recedere dal contratto senza pagare una penale. Per sostenere il mercato – rimarca il presidente di Astoi – e, soprattutto, per non perdere la prenotazione ed il cliente, il tour operator, nella maggior parte dei casi, si vede costretto ad assumersi il carico degli aumenti creati dalla lievitazione dei costi del carburante. Questo va a pesare sul bilancio dell’agenzia, compromettendo a lungo andare i guadagni dei tour operator. Certamente – aggiunge Corbella – è un elemento molto pesante per un settore che esce da una situazione a dir poco difficile. Siamo in presenza di una variabile che purtroppo grava sul turismo. La cosa più grave è che non possiamo farci niente. L’aumento del carburante – conclude Corbella – è una cosa esterna al settore e parte da una vera e propria speculazione del mercato”.