“Questo matrimonio s’ha da fare’”. È il nuovo appello del movimento spontaneo ItalianWeddingIndustry, per fare ripartire, già dalla fase 2 e con date certe, la filiera del Wedding. Nato in Sicilia dall’imprenditore Umberto Sciacca e dalla event manager Barbara Mirabella, ha già raccolto oltre 4000 firme e continua a muovere istanze per far sì che il comparto riceva la dovuta attenzione da parte del Governo nazionale, dopo l’annullamento, ad oggi, di oltre 17 mila matrimoni in tutta l’Italia.
“Sono 50 mila i matrimoni che, secondo le stime ufficiali, salteranno tra maggio e giugno 2020 – dichiara Barbara Mirabella – Ciò significherà, per tutto il comparto, disdette di mesi e un intero settore completamente falcidiato. Abbiamo inviato una lettera al Governo con ben diciannove punti sui quali porre l’attenzione, primo tra tutti il bisogno di date certe, e chiare regole di salvaguardia, compatibili con la sicurezza sanitaria. La pianificazione anticipata è elemento fondamentale per lo svolgimento dell’attività di organizzazione degli eventi. Solo con un calendario chiaro e coerente delle riaperture, anche il mondo della weddingindustry potrà riprendere il proprio lavoro. Per convivere senza rischi per la salute con il virus, è necessario anche un confronto con gli ordini professionali, come ingegneri, architetti e geometri, professionisti abilitati, che accompagnino gli imprenditori per ridisegnare, ad esempio, la capienza delle ville per ricevimenti o anche quelle degli stessi atelier, definendo nuove regole di salvaguardia.Stabilendo nuove modalità di fruizione di servizi come il catering, intendiamo metterci a disposizione delle istituzioni per riscrivere il decalogo del “Far bene”. In questo modo si potrebbero fornire date certe per la riapertura programmata di tutte le attività aggregative, che ogni anno assicurano 40 miliardi di fatturato, consentendo un’adeguata pianificazione e l’avvio delle prenotazioni”.
“Siamo davvero preoccupati per ciò che accadrà a partire dal 18 maggio – dichiara Umberto Sciacca -. La semplice riapertura degli atelier, con l’imposizione di sanificare gli abiti, senza l’adozione di precise misure a tutela del lavoro di tutti gli operatori del comparto, non ci permetterà di coprire le spese vive, ma soprattutto di recuperare al gravissimo danno subito negli ultimi due mesi. A questo punto le parole stanno a zero: abbiamo bisogno che vengano elaborate dal Governo nazionale, e nel più breve tempo possibile, delle misure che consentano la ripresa dei matrimoni, intesi come eventi aggregativi. Se questo non accadrà, a chi dovremo vendere i nostri lussuosi abiti con ricami, pizzi e merletti? Come faremo a pagare gli esosi affitti? E come potremo rispettare gli accordi economici con i nostri fornitori, per evitare il blocco totale del sistema?”.
“Sono domande che erano già state scritte nero su bianco nell’istanza nazionale, dalla ItalianWeddingIndustry, che attraverso 19 proposte ha lanciato un appello al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Adesso – spiegano dal movimento – i tempi sono maturi per ottenere delle risposte precise e puntuali, che consentano di definire un calendario di ripresa dei lavori, per rispettare le migliaia di famiglie, che vivono di eventi aggregativi, bisognose di un ritorno alla normalità”.