Le donne sono la maggioranza della forza lavoro nel turismo: 54% contro il 39% della media generale. E nel turismo guadagnano ‘solo’ il 14,7% meno degli uomini, invece che il 16,8% in meno, media totale.
Inoltre il turismo sfida e abbatte progressivamente le discriminazioni di genere: in Marocco le donne hanno ottenuto per la prima volta l’abilitazione di guida turistica; easyJet in Gran Bretagna ha raddoppiato il numero delle donne pilota tra le reclute; e a capo dell’associazione degli albergatori dell’Uganda c’è Jean Byamugisha, ossia per la prima volta una donna.
È tutto nella la seconda edizione del Global Report on Women in Tourism, appena pubblicata dai partner che la realizzano: World Tourism Organization, UN Women (ente delle Nazioni Unite per l’uguaglianza di genere e l’empowerment delle donne), la German Society for International Cooperation (GIZ), World Bank Group e Amadeus.
La pubblicazione testimonia con dati e analisi approfondite il contributo dell’industria globale del turismo al progresso della parità di genere, riportando case history e dati raccolti in tutto il mondo.
La tecnologia le aiuta a fare impresa
Vi si spiega anche come la tecnologia sia un forte catalizzatore della crescita professionale femminile, perché offre alle donne molte possibilità di formazione altrimenti inesistenti, e un accesso semplificato al mercato del turismo che di fatto suggerisce alle donne iniziative imprenditoriali percorribili.
Sembra che perfino nel campo delle istituzioni del turismo si faccia lentamente largo l’idea che l’uguaglianza di genere sia molto utile alla crescita, e che questo poco alla volta si traduca in misure che consentono alle donne di condividere più equamente i benefici prodotti dall’industria.
«Il turismo guida la marcia per l’emancipazione femminile in tutto il mondo – ha dichiarato Zurab Pololikashvili, segretario generale di UNWTO – nel pubblico come nel privato le donne trovano nel turismo il potenziale per rendersi indipendenti, sfidare gli stereotipi e fare impresa».