Il Cairo si dichiara sicura e chiede l’annullamento del warning

Mentre dal Mar Rosso parte l’invito agli italiani a tornare sulle spiagge, diffuso nel corso di una missione di tour operator, compagnie aeree e stampa nazionale, anche da Il Cairo, il Ministero del Turismo egiziano rivolge un accorato appello volto a far riprendere i flussi turistici verso il Paese. Anche qui una delegazione di operatori e giornalisti è stata accolta dai rappresentanti locali del turismo.
A piazza Tahrir, cuore della protesta che ha spazzato via il governo di Hosni Mubarak, i tank e i soldati coi kalashnikov ci sono ancora, ma l’atmosfera è abbastanza rilassata e al museo delle antichità egizie i turisti stanno tornando, anche se si tratta per ora di presenze locali.
Il sito è stato in parte saccheggiato nei giorni della rivoluzione ma, spiega Tarek el Awady, direttore del museo egizio, “abbiamo recuperato 25 opere tra cui la statua di Akhenaton, padre di Tutankhamen. Settanta pezzi sono stati danneggiati ma li stiamo restaurando. Domenica scorsa abbiamo riaperto, ma c’è poca gente, rispetto alle 4-5.000 presenze al giorno di prima della rivoluzione. Dovete aiutarci, raccontare che ora la situazione è sicura”. La sicurezza è l’aspetto che, al momento, tiene ancora lontani molti turisti stranieri. Le autorità giurano che Il Cairo non merita i ‘warning’ che molti Paesi hanno messo per chi vuole visitare la città (compreso quello italiano, che gli egiziani e gli operatori italiani del settore premono per far rimuovere). Interrogato proprio a proposito della sicurezza nel corso di una conferenza stampa tenuta insieme ai tour operator italiani venuti a esprimere il loro sostegno all’Egitto, il neoministro del Turismo Munir Fakhry ha risposto: “L’avete visto coi vostri occhi. Che problema c’era a Tahrir? Forse il sorriso dei ragazzini?”.