Dopo il decreto cultura, il Ministero da riformare. Possibilmente trovando risorse. È questo il piano d’azione del ministro del Turismo e dei Beni Culturali Dario Franceschini, che in Senato ha spiegato che “il ministero è una macchina a due velocità: la parte relativa ai beni culturali è già a regime, la parte del turismo che ci è stata accorpata è totalmente da rifondare: dobbiamo finirla con la promozione regione per regione, che non regge più, per attuare una promozione di sistema”. Una parte del lavoro è obbligata causa spending review: “Penso si debba poi ridiscutere le direzioni regionali e le sovrintendenze: dovrò ridurre di 32 i dirigenti di seconda fascia e questo comporterà un immediato accorpamento di sovrintendenze”. Ma secondo Franceschini “c’è da rinnovare anche la parte della struttura nazionale; ci sono due settore totalmente trascurati, ovvero l’educazione alla cultura e l’arte contemporanea e le periferie urbane”. A proposito di spending review, il Ministro si lamenta: “Se potessi mostrare cosa è successo alle risorse dal 2000 ad oggi, con i fondi tutti drasticamente tagliati, capireste che le risorse non sono adeguate alla vastità, all’importanza ed all’urgenza che richiedono i nostri beni culturali. Se il Parlamento vorrà aiutarmi a recuperare fondi io ne sarò ben lieto”. O almeno, dice, “le risorse che vengono risparmiate da un ministero devono restare nello stesso ministero: se noi tagliamo sulle strutture e poi quei soldi vanno alla direzione generale, questo è un disincentivo”. Mentre nove città italiane sono in lizza per diventare ‘capitale europea della cultura’ per il 2019, Franceschini avanza poi un’idea ambiziosa: “Il lavoro che è stato fatto per le candidature italiane per la Capitale europea 2019 non deve andare disperso e aggiungo che, concluso il procedimento ed individuato un meccanismo per valorizzare le città che non hanno vinto, l’individuazione di una capitale italiana della cultura metterebbe in moto lo stesso meccanismo virtuoso”. Interventi in vista anche per la Reggia di Caserta: “È una follia che con tutte le potenzialità che ha il nostro Mezzogiorno solo il 15% dei turisti stranieri vada sotto Roma, e in questo ambito c’è un progetto di valorizzazione della Reggia di Caserta: il commissario ha tempo sei mesi per mettere d’accordo tutte le amministrazioni”.
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