AdR aggiorna il piano industriale, nuove tariffe dal 9 marzo

La  nuova stagione per Gemina-AdR si apre con l’arrivo di un quadro regolatorio certo che darà stabilità alla società di gestione dello scalo romano di Fiumicino fino al 2044, per dirla con le parole del presidente Fabrizio Palenzona. Ma l’iter di approvazione del contratto di programma che definisce le nuove tariffe per Adr non è ancora concluso: manca ancora la registrazione da parte della Corte dei conti che è attesa entro il 9 marzo, data nella quale, quindi, scatteranno i nuovo aumenti tariffari. I consigli di amministrazione che dovranno approvare la fusione tra Gemina e Atlantia siano calendarizzati per l’8 marzo, solo dopo che l’ultimo via libera sarà arrivato. I vertici di Gemina-AdR hanno illustrato ieri al mercato il nuovo piano finanziario che tiene conto dei correttivi chiesti dal Governo: l’effetto dell’anticipo al 2016 di 325 milioni di investimenti (da 900 milioni a 1,2 miliardi) sarà sostanzialmente quello di aumentare l’indebitamento della società, da 880 milioni a 1,17 miliardi. Sono state corrette al rialzo anche le stime dei ricavi, che nel 2016 passano da 885 milioni a 950 milioni. La crescita dell’Ebitda è attesa attorno al 18,6% entro il 2106, quando dovrebbe raggiungere i 570 milioni contro i 288 milioni di fine 2012. Anche le stime di crescita del traffico al 2044, anno di scadenza della concessione, sono riviste al rialzo, dal 2,6% medio al 2,7 per cento. E questo nonostante l’andamento negativo nel 2012 che si replicherà anche nel 2013, come ha spiegato ieri dall’amministratore delegato di Aeroporti di Roma Lorenzo Lo Presti. Lo scorso anno è stata registrata una contrazione complessiva del 2,2%, sulla quale ha pesato la performance di Alitalia che ha ceduto circa il 6,5% del traffico sia domestico che europeo. Nel 2013 la stima di contrazione è attesa al 3,6% anche per effetto dell’entrata in vigore delle nuove tariffe, che avranno impatto soprattutto sulle compagnie low cost. Lo Presti ha ribadito che il piano finanziario è basato sull’assunto della permanenza di un vettore di riferimento, cioè Alitalia. Quello che non viene esplicitato è che il contratto di programma prevede comunque una sorta di clausola di salvaguardia in caso di fallimento dell’ex compagnia di bandiera: in caso di una contrazione del traffico superiore al 5% rispetto alle stime, è prevista una stabilizzazione dei ricavi attraverso una correzione al rialzo delle tariffe (il meccanismo vale comunque anche al contrario in caso di un boom del traffico oltre il 5%).