L’Italia del turismo e della ricettività lancia un messaggio: gli alberghi italiani dicono no alla plastica monouso e a quella non necessaria, avviando la modifica delle politiche di gestione della plastica per adottare un approccio più sostenibile che si prenda cura del futuro del Pianeta.
A portare a questo importante percorso con una prima firma di intenti, che apre una collaborazione tra l’associazione che riunisce l’hotellerie italiana e il WWF Italia, è la Fondazione Recchi, dell’esploratore e fotografo Alberto Luca Recchi, che ha dato vita a questo ambizioso progetto nel 2018, conquistando subito l’entusiasta adesione di alcuni noti alberghi di Roma – Grand Hotel de La Minerve, Hotel Hassler, Hotel De Russie, Hotel Lord Byron, Cavalieri Waldorf Astoria e i gruppi Prim spa e Roscioli.
La firma dell’avvio di questo percorso virtuoso, siglato da Donatella Bianchi, Presidente di WWF Italia, e Giuseppe Roscioli, Presidente di Federalberghi Roma e Vicepresidente vicario di Federalberghi Nazionale, segna l’inizio di un processo che dovrà condurre all’eliminazione della plastica monouso e di quella non necessaria, per ridurre i consumi delle strutture ricettive e anticipare, di fatto, la Direttiva europea del marzo di quest’anno, che stabilisce alcuni importanti divieti a partire dal 2021, e guida così il cambiamento in Italia con l’obiettivo di salvaguardare la natura e i nostri mari.
“Vado sott’acqua da 40 anni e qualche anno fa, per la prima volta nella mia vita, ho sospeso un’immersione non perché avevo finito l’aria, ma perché avevo la maschera piena di lacrime e non vedevo più. Ero in Indonesia tra scogliere incantevoli trasformate in una zuppa di plastica e rifiuti. Mi aggiravo tra pesci che facevano lo slalom tra piatti, bicchieri e flaconcini e mi è venuto da piangere. Quel giorno mi sono detto che dovevo smettere di fare le foto, non aveva più senso. E non aveva nemmeno senso sdegnarsi. Era necessario passare all’azione – racconta Recchi – Quando hai qualcuno che ti è caro ed è malato, non stai lì a fotografarlo, cerchi di farlo stare meglio, di guarirlo. Così è nato tutto”.
La plastica che si vede in superficie è solo una frazione di quella presente nelle acque marine. Oggi nelle reti dei pescatori finiscono sempre maggiori quantità di plastica: nel 2050 nei mari del mondo rischia di esserci tanta plastica quanto pesce. Il problema della plastica non riguarda il materiale in sé ma gli effetti della sua inadeguata gestione nel fine vita che causa l’assenza di un’economia circolare. Ancora più rilevante nei suoi dannosi effetti è l’usa e getta, di cui i turisti ad oggi sono grandi utilizzatori.
In Italia gli alberghi sono circa 33.000, e una sola struttura di alto livello, come il Grand Hotel de La Minerve di Roma, consuma ogni anno circa 200 mila flaconcini di shampoo, balsamo e creme. È facilmente intuibile quindi come il settore degli alberghi sia strategico nell’evoluzione delle politiche e pratiche plastic free.
“Quando mi sono avvicinato a questo tema – spiega Recchi – Ho presto scoperto che dire plastica è generico, è come dire pesci: ci sono i merluzzi e ci sono gli squali. Così nella famiglia della plastica ci sono celluloide, PVC, cellophane, nylon, PET, formica, polistirolo oltre al nuovo mondo delle bio plastiche. È un mondo complesso, che per tanti anni ci ha permesso di vivere meglio, conservando i cibi più a lungo e quindi con meno sprechi e con più igiene. Oggi pero’ i nodi della sua gestione sono venuti al pettine”.