L’amministratore di Alidays, Davide Catania, propone una sua riflessione sugli eventi che in queste settimane stanno modificando i modelli di vita a cui eravamo abituati.
La Vita, prima di tutto
Anche se la nostra è una lotta diversa, contro un nemico invisibile all’occhio umano, ma non per questo meno micidiale, è ad una strana ‘battaglia’ che gli scenari di oggi conducono i nostri pensieri, la nostra quotidianità, privata di quella normalità, che troppo spesso, io per primo, ho dato per scontata e, che tanto meravigliosa è.
Da troppi giorni ormai assistiamo a bollettini di guerra, contando numeri dietro ai quali ci sono Persone che a migliaia vengono a mancare a questa vita unica e straordinaria ed all’affetto dei propri cari.
Uno scenario inquietante, oltre i limiti di una realtà che, nella scala dei tempi, forse proprio gli anziani, o Senior come diremmo bene nel turismo, i soggetti più deboli e da proteggere, ricordano come vicino ad un conflitto mondiale da alcuni già vissuto o soltanto sfiorato.
In questi tempi ci troviamo ad affrontare la sfida più complessa, impegnativa; come un brusco risveglio, la fine di un sogno confortevole. Proprio una nuova guerra, si legge sui giornali o si ascolta dalla televisione; una crisi umanitaria oggi entrata con prepotenza e crudeltà nelle nostre vite. Con una differenza: le guerre sono strumenti, aberranti ed odiosi, delle ‘civiltà umane’; sono decise, pianificate, finanziate. Un’epidemia, invece, piomba improvvisa, estranea, scompagina le nostre credenze, la nostra certezza suprema, di essere più forti delle cose, sovrani incontrastati della natura. E capiamo, amara ma inevitabile lezione, che non è così. E al contempo ci scopriamo, insegnamento dispensato dalla difficoltà, più uomini di ieri, ossia più umili, fragili.
In questa battaglia, grazie al cielo, non cadono bombe, la nazione cerca di rimanere viva, ma non ne rimane incolume; al fronte non vanno i soldati, ma forze dell’ordine e soprattutto medici, infermieri, paramedici, eroi immensi, silenziosi, dignitosi, impegnati sulla trincea più esposta e minacciata, l’emergenza sanitaria. A loro va il nostro mai sufficiente Grazie.
Ma anche noi dobbiamo condurre la nostra lotta, stando al nostro posto, custodendo e implementando, contro la confusione e la paura, la nostra porzione di bene, di bello, da cittadini e lavoratori, ma soprattutto da Persone. Umilmente, nel rispetto delle indicazioni istituzionali e di chi è più debole, stando a casa. Compattamente distanti, quasi isolati, per
ritrovarci più uniti domani.
Mai, come in questi giorni di cosiddetto ‘smart working’, in cui la consueta quotidianità è sospesa, comprendiamo che un’Azienda, piccola o grande che sia, funge, innanzitutto, da cellula vitale del tessuto sociale; è società in un senso più alto di quello semplicemente imprenditoriale, produttivo e commerciale: luogo di coesione, fattore di stabilità complessiva, di relazione e crescita individuale, mattone fondamentale della comunità.
La comunità, ad essa desidero, desideriamo tornare, con maggiore coscienza e consapevolezza, senza mai più dare nulla per scontato: alla comunione reciproca, alle semplici, ma infinitamente profonde, gioie della normalità, alle strette di mano e agli abbracci, ai nostri riti di tutti i giorni, che ci fanno dimenticare la fragilità di essere uomini. Ci torneremo, spero presto, con un sorriso, saggezza, rispetto, amore per noi, per il mondo e per gli altri. Più uomini, meno egoisti, più coscienti delle nostre fragilità e di quanto splendide siano le piccole cose che, poi, fanno grandi le cose. La nostra impresa oggi è fare bene il bene, nostro e degli altri.
Adesso l’imperativo è stare fermi, determinati, al nostro posto. Stando a casa. Un imperatore-filosofo romano, Marco Aurelio, che duemila anni fa si trovò invischiato in guerre e pesti, scrisse più o meno così: “nel posto dove uno si schiera, perché lo ha deciso il migliore o perché gli è stato assegnato dal comandante, in quel posto, a mio parere, deve rimanere e sfidare il pericolo.”
Il mio piccolo desiderio è che il senso di umanità tanto predicato oggi continui anche in tempo di pace, perché il rispetto per il prossimo venga da dentro e non da ciò che vorrei, verremmo, mostrare fuori. Ed ancora la volontà è quella di essere io, noi, anche domani, le prime gocce che danno ossigeno a questo mare ormai troppo inquinato. Riscoprire di essere vulnerabili, ma per questo più forti.
Fiduciosi e certi che la luce in fondo al tunnel arriverà, preghiamo presto, oggi camminiamo in silenzio, con la voce dei fatti e della determinazione, dell’umiltà e del rispetto; alla ricerca della speranza e di quel ritorno a quella meravigliosa cosa che risponde al nome di normalità.
Procediamo oggi con grande dolore e coscienti che fuori da questo tunnel mancheremo della guida di tanti ‘Senior’, di tante Persone sagge, che questo Paese hanno costruito per noi, lungo una vita che purtroppo hanno lasciato. Tale è il prezzo crudele di questa emergenza.
Viva la Vita, viva chi, andato via in questi tempi, ci lascia tracciata la via del bene, la forza di una meravigliosa e preziosa memoria.
Grazie, saggi e silenziosi insegnanti di Vita.
Davide Catania, Alidays