Continua il braccio di ferro tra agenti di viaggio e IATA

Si fanno sempre più complessi i rapporti tra gli agenti di viaggio e l’associazione delle compagnie aeree che ha appena comunicato unilateralmente la riduzione dei tempi di pagamento della biglietteria a partire dal prossimo 2020.

Per quanto l’esigenza da parte dei vettori di incassare più rapidamente rispetto ai classici quarantacinque giorni finora concessi sia un tema sul quale si potrebbe dibattere, la continua imposizione di regole non condivise crea malcontento nella categoria che, per paradosso, vede sempre più semplice il rapporto con i vettori low-cost che non con le compagnie di stampo tradizionale.

Su fronti opposti le due tipologie di vettori anche sull’uso delle carte di credito, che la Iata – incomprensibilmente – tende a scoraggiare rischiando persino la condanna in sede legale per la violazione di norme europee, mentre le compagnie aeree low-cost salutano e benedicono il pagamento con qualunque strumento di credito, dimostrandosi soggetti commerciali più moderni ed inclini a fare business, da qualunque parte esso provenga.

“È storia vecchia. La IATA assume posizioni prevaricatrici e arroganti solo perché conta sull’inerzia delle Associazioni ma – soprattutto – degli stessi agenti di viaggio che ne subiscono gli effetti”, sostiene il presidente di AIAV, Fulvio  Avataneo. “La IATA insiste nel non accettare le carte di credito corporate – motivo per cui l’abbiamo chiamata in Giudizio e per cui siamo in attesa di sentenza – e nel voler imporre modus operandi estremamente dannosi per la nostra categoria, incurante dei danni collaterali. Credo sarebbe il momento di mandare un grande segnale alla IATA, ma per farlo è necessario il coraggio. Anche quello di perdere qualche vendita, visto e considerato che il rischio che si corre è di perderle del tutto”.

“In tale ambito – si legge nella nota dell’AIAV – quella intavolata dalla Iata è una politica miope tendente a valutare solo piccoli risparmi, forse addirittura risibili rispetto agli enormi volumi transati a livello mondiale, i quali rischiano di ritorcersi contro le compagnie aeree man mano che i vettori a basso costo andranno a occupare anche le tratte intercontinentali, finora monopolio delle compagnie legacy”.

A tal proposito secondo alcuni è indispensabile riuscire a intavolare con l’associazione internazionale delle compagnie aeree un reale scambio di opinioni commerciali, giacché i primi a essere penalizzati da alcune insensate politiche, saranno proprio i consumatori loro clienti, mettendo a repentaglio l’intero indotto commerciale. Secondo altri, come l’AIAV, serve un approccio più deciso.

“Se qualcuno crede ancora di poter appianare le divergenze sedendosi a tavoli sui quali uno decide e gli altri si bagnano – sostiene Avataneo – sta sbagliando tutto. Le decisioni migliori vengono da rapporti in cui le parti che si contrappongono posseggono entrambi forza contrattuale e per riappropriarsi di una parte di questa gli agenti di viaggio hanno una sola strada: dimostrare ai vettori che, senza di essi, i loro aerei sbattono contro un muro. Devono capire che la prima regola del mercato assegna la vittoria a chi possiede la miglior rete commerciale”.

Del resto, la querelle contro la IATA è cosa nota: “Nulla di nuovo sotto il sole” per Avataneo, che si dice d’accordo con la posizione assunta da Alfredo Pezzani (Air Matter Committee di ECTAA e membro Commissione Trasporti di FTO): “La IATA – che dovrebbe agire in maniera equilibrata per mediare gli interessi dei vettori ma, anche, della rete agenziale (primo canale di vendita) – non fa altro che agire contro gli interessi di questi ultimi, senza neppure valide motivazioni”.