Viaggi Levi arricchisce la sua offerta in Grecia con un nuovo itinerario dal profondo interesse archeologico: dal mitico Peloponneso all’inaspettato Epiro, tra siti leggendari, gioielli culturali nascosti e paesaggi fiabeschi sospesi nel tempo.
Culla della civiltà occidentale, la Grecia è da sempre un importante crocevia tra popoli e continenti. Grandi civiltà si sono succedute nel tempo, dall’età arcaica all’antichità classica ed ellenistica, da quella romana fino agli Imperi Bizantino e Ottomano, ognuna lasciando preziose testimonianze di un passato glorioso.
Il complesso delle Meteore, tra i monumenti più spettacolari di tutta la Grecia. “Nella pianura della Tessaglia – racconta il to in una nota – si innalzano grandi pilastri di roccia levigata, sulla cui cima i monaci bizantini hanno costruito i propri eremitaggi e monasteri ortodossi, dove vivere come anacoreti, lontano dalla società e più vicini al cielo. Un perfetto connubio di natura e religione. Meteore in greco significa “sospeso nell’aria” ed è proprio la sensazione che si prova ammirandole: monumenti sospesi, fino al secolo scorso raggiungibili solo mediante rudimentali carrucole e corde. La posizione isolata e di difficile accesso costituiva una difesa dalle frequenti incursioni turche e permise di mantenerli al sicuro”.
“Ci troviamo catapultati in un paesaggio metafisico, dove il misticismo è tangibile e si respira un’autentica aria di pace”, spiega Valeria Bertalero, programmatrice dell’itinerario. “Lo sviluppo spirituale dei monasteri ha attratto privilegi imperiali e celebri artisti, che dipinsero affreschi considerati capolavori della pittura bizantina. I primi monasteri risalgono al XIV secolo e in seguito ne vennero edificati altri, fino a un totale di 24. Di questi solo 6 sono visitabili e ancora oggi in funzione”.
Monemvasia, idilliaco borgo fortificato scavato nella roccia e nascosto in mezzo al mare.
Avamposto veneziano contro gli ottomani nel Peloponneso e nel bacino orientale del Mediterraneo, è tra i luoghi più incantevoli della Grecia. Conserva intatta l’architettura tradizionale e si presenta ai nostri occhi come una roccia murata che affiora dal mare. Detta anche Gibilterra ellenica, è collegata alla terraferma da una sottile lingua di terra lunga 400 metri. La sua porta di accesso è una sola, varcabile unicamente a piedi: le auto sono bandite. Questa incantevole cittadina medievale incredibilmente ben conservata è stata interamente scavata nella parte posteriore di un isolotto roccioso, così da risultare nascosta e al riparo dagli attacchi nemici, che dalla terraferma non potevano scorgerla. L’unico modo per raggiungerla era in barca e solo in un secondo tempo è stato creato il passaggio via terra. Fu fondata nel VI secolo dai Bizantini che, con una sola breve parentesi di possesso da parte dei Franchi, la governarono per oltre 700 anni. Anche il successivo passaggio veneziano è ancora ben visibile tra i pittoreschi vicoli dove, oltre alle chiese bizantine, spiccano i palazzi dell’aristocrazia veneziana, in grado di riportarci indietro nel tempo. L’antico nome veneziano era Malvasia, da cui deriva il rinomato vino, che proprio qui ebbe origine. Sotto la Serenissima Monemvasia diventò un fiorente centro mercantile, che da qui esportava in tutta Europa la Malvasia, chiamata anche “il nettare dei nobili”. Dominato dall’imponente castello, il borgo (Kastro) è punteggiato di edifici interamente in pietra, raccolti all’interno di splendide mura, con una spettacolare vista sul mare. Le architetture in pietra si intrecciano alla vegetazione di piante grasse, oleandri e buganvillee.
Il suggestivo e inquietante Nekromanteion, l’oracolo dei morti più famoso dell’antichità, raccontato da Omero nell’Odissea.
Un antico tempio greco dedicato ad Ade e Persefone, dove i devoti entravano in comunicazione con l’aldilà durante le cerimonie di necromanzia. Il sito archeologico è uno dei luoghi più affascinanti e meno conosciuti dell’antica Grecia ed era costituito da un corridoio labirintico e da alcuni cunicoli sotterranei. Sopra le antiche rovine sorge una più recente chiesa bizantina. Meravigliosa la vista che spazia sul territorio circostante fino al mare. Scoperto nel 1958 dall’archeologo Sotiris Dakaris, è ancora avvolto da fitti misteri. Per gli antichi Greci la necromanzia avveniva tramite la mediazione dei sacerdoti e aveva un profondo significato religioso. Solo a partire dal Medioevo è stata spesso associata alla magia oscura. I fedeli venivano sottoposti per giorni a sinistri riti preparatori come diete purificanti, recitazione di preghiere o passaggi per corridoi oscuri. I sacerdoti ricorrevano all’uso di piante, erbe e fumi allucinogeni per alterare le capacità sensoriali dei pellegrini e provocare vertigini e visioni. Edificato tra il IV e il III secolo a.C. il Nekromanteion venne dato alle fiamme dai Romani nel 167 a.C. che distrussero per sempre l’oscuro oracolo.