De Negri: La crescita delle aziende a carattere familiare conferma che in Italia piace il tour operator artigianale

Il turismo, a qualsiasi livello praticato, in Italia non sarà mai Industria. Lo ripeto da una vita ed i fatti mi hanno dato sempre ragione visto il risultato realizzato dai vari big del turismo organizzato che hanno inseguito il processo di aggregazione piramidale tra compagnie aeree, strutture alberghiere, network, software e mega palazzo di vetro per poi soccombere in malo modo.

Il mercato italiano chiede la giusta consulenza, quella del porta a porta, quella che sa rispondere alla rituale domanda del cliente in agenzia: ma lei ci è stato? Quella consulenza che consente di rispondere all’operatore di turno alla stessa domanda dell’agenzia: ma a quanti metri dal mare o dal centro si trova quest’albergo?

Quando si tenta di essere Industria per raggiungere la leadership di un’attività artigianale come è quella del turismo, succede sempre che si finisce ai verbi difettivi.

Si assiste in questo periodo ad una corsa ad aggregazioni milionarie dei pochi big rimasti sul mercato ed io auguro i più grandi successi commerciali a tutti. Mi viene però spontanea una domanda: ma quale è il vero motivo di queste aggregazioni societarie quando esiste un motto indelebile che consiglia il “Dividi et impera!”?

Oggi il mercato vuole, a parer mio, qualcosa di più personalizzato, come lo era prima e quindi è un mercato che può crescere bene con le aziende tour operating a conduzione familiare e lo dimostrano marchi sempre più affermati come Veratour, Nicolaus, Naar, Idee per Viaggiare, Ota Viaggi, I Viaggi dell’Airone, Mappamondo, Mamberto, I Viaggi dell’Elefante, Aereoviaggi, I Grandi Viaggi, Futura Vacanze, Kel12, Alidays, Giver, Imperatore Travel, Condor, Marcelletti, Boscolo, Quality Group, Sporting Vacanze, Gastaldi, Tour 2000, Master Explorer… sembrano tanti ed invece, rispetto ai tempi d’oro sono rimasti veramente in pochi… pochi, ma buoni certamente!

Angioletto de Negri