Nonostante l’ottimo andamento del comparto turistico, che negli ultimi anni registra indicatori in crescita su tutti i fronti, il settore soffre una perdurante crisi legata all’assenza di personale qualificato. A denunciare in modo particolare le difficoltà in questo senso sono le agenzie di viaggio, segmento che più di altri dopo la crisi pandemica ha visto diverse risorse professionali lasciare il posto di lavoro, spostandosi verso altri settori merceologici.
Nei giorni scorsi ha fatto notizia un’analisi pubblicata su alcuni giornali di settore1 che ascrivono il fenomeno sostanzialmente a due fattori chiave: l’esiguità delle retribuzioni e i tempi di lavoro spesso dilatati oltre misura.
Una tesi condivisa solo in parte da Ezio Barroero, presidente Lab Travel, che con la rete di consulenti di viaggio (Personal Voyager) “Euphemia” fondata insieme a Michele Zucchi è stato tra i primi ad innovare profondamente il settore della distribuzione, proponendo un modello nuovo che tenesse conto delle peculiarità delle persone – nella maggior parte donne e mamme – andando incontro alle loro esigenze familiari e di orario e permettendo loro di poter continuare a svolgere con grande passione il lavoro che più amano.
“I margini esigui del settore – dichiara Ezio Barroero – spesso non permettono di garantire retribuzioni interessanti ai dipendenti e, soprattutto, generano imprese sottodimensionate che comportano turni stressanti e orari dilatati. Una prospettiva del genere scoraggia i professionisti del settore, che vanno così alla ricerca di altri lavori depauperando il nostro, e allontana anche i giovani, che sono la categoria in assoluto più sensibile al tema della qualità della vita lavorativa. Nelle agenzie esiste ancora un patrimonio di professionalità di valore inestimabile per il comparto turistico: non si tratta solo di conoscenza tecnica del prodotto, ma anche di talento nella capacità di gestire il cliente e fidelizzarlo. Se vogliamo tutelare questa professione e questo valore, occorre impostare il lavoro secondo nuovi criteri, che possano offrire prospettive di crescita concrete e possibilità di realizzazione professionale e personale. Bisogna premiare chi si impegna a coltivare negli anni la passione per il turismo, facendola diventare il lavoro della vita! Inutile a mio avviso invocare leggi: sono le imprese che devono cambiare paradigma ed esistono già esempi positivi. Penso al modello svedese, nel quale la qualità della vita professionale diventa il cardine intorno a cui ruota l’organizzazione aziendale: non esiste del resto un’impresa di successo senza dipendenti e collaboratori motivati. Ciò significa, da un lato, una remunerazione più allineata alla difficoltà e alle responsabilità del lavoro, dall’altro un migliore equilibrio tra attività lavorativa e vita privata. I bravi agenti possono perseguire questo obiettivo attraverso il passaggio dal modello classico, titolare o dipendente, al consulente di viaggio libero professionista. Sul mercato esistono già formule simili, che hanno in comune la flessibilità organizzativa del tempo e del lavoro. In Euphemia, a questo si aggiunge l’assenza di costi fissi, la totale libertà di lavorare quando e dove si vuole, di costruire i viaggi dei clienti senza interferenze con ottime prospettive di guadagno. Negli ultimi anni abbiamo accolto in Euphemia diversi professionisti e professioniste con una lunga storia alle spalle che, dopo aver lavorato per anni in agenzia, hanno trovato nella nostra proposta un modello consono alle loro aspettative e al passo con i tempi. Anche grazie a loro siamo cresciuti in questi anni ed è per questo che continuiamo ad investire molte risorse per permettere ai nostri Personal Voyager di potersi dedicare esclusivamente alla cura dei loro clienti con la consapevolezza di avere alle spalle una “squadra” di oltre 50 collaboratori (tutti dipendenti) che tra le due sedi di Cuneo e Reggio Emilia si prendono in carico tutta la parte di prodotto, amministrativa, contabile, legale, assicurativa e burocratica. Il nostro obiettivo è di consentire ai Personal Voyager di conciliare gli impegni professionali con la loro vita privata: siamo del resto consapevoli del fatto che, il lavoro, pur essendo parte integrante della vita, non deve essere di ostacolo alle ambizioni e ai progetti altrettanto fondamentali dell’identità di ogni essere umano”.