“Guardando alla pianta reale degli aeroporti, esclusi gli scali di Linosa e Lampedusa che sono isole e di Crotone che ha problemi di ritardo infrastrutturale, non vedo effetti sul territorio dalla chiusura di piccoli aeroporti”. A dirlo è il presidente dell’Enac Vito Riggio intervenendo al convegno ‘aeroporti – la riscoperta’ organizzato da Unioncamere e nel corso del
quale è stato presentato uno studio curato da Uniontrasporti-Iccsai dal quale emerge, invece, il peso che il venir meno dei piccoli scali avrebbe sulle aree meno sviluppate del Paese, così come sui costi dei viaggiatori con un aggravio stimato in 21,5 milioni di euro. “Non vedo effetti dalla chiusura di uno scalo come Parma, tanto per fare un esempio”, ha detto ancora Riggio. Occorre piuttosto chiedersi “se le nostre regioni o i nostri enti locali sono in grado di mantenere gli aeroporti. Il mercato – ha aggiunto – è libero. Se una regione o un ente locale vuole farsi carico di un aeroporto faccia pure, ma deve essere sostenibile senza aiuti pubblici”. Quanto al piano nazionale degli aeroporti, Riggio, dopo aver ricordato che sono passati ormai tre anni dallo studio elaborato dall’Enac che ha fatto da base alle proposte elaborate sia dall’ex ministro Corrado Passera sia dal ministro Maurizio Lupi, ha osservato che “mentre noi parliamo del piano, gli aeroporti”, come Forlì e Rimini “chiudono”. Soldi pubblici non ce ne sono, quindi occorre che un aeroporto sappia garantirsi la redditività necessaria. Quanto all’autorità di regolazione dei trasporti, presieduta da Andrea Camanzi, presente al convegno e seduto accanto al numero uno dell’Enac, Riggio ha parlato della sua istituzione come di un eccesso regolatorio da parte del legislatore che ha portato ad una “norma equivoca”.
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Ok Ue a nuovi orientamenti aiuti Stato per aeroporti e compagnie