“Mi aspetto che di fronte ad un documento siglato dall’80% dei lavoratori, di fatto tutte le altre confederazioni e associazioni ad esclusione, al momento, di Cgil ed Usb, James Hogan prenda atto che questo passaggio è completato. Certo, sarebbe meglio avere il cento per cento dei dipendenti favorevoli, ma aspettiamo ancora qualche ora. Sono certo che la Cgil farà una profonda riflessione su tutta la questione”. Il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi, in attesa della risposta della Cgil che nelle prossime 48 ore dovrà decidere se accettare o meno l’accordo sugli esuberi Alitalia, in un’intervista a Repubblica spiega che “Etihad vuole solo avere la certezza della forza lavoro con la quale iniziare un percorso difficile ma che va verso il rilancio della compagnia aerea italiana. Non si sta lavorando per comprimere i dipendenti ma, al contrario, per poter assumere molte altre persone tra la nuova Alitalia, Etihad e l’indotto. La riprova – sottolinea Lupi – ce l’abbiamo sotto gli occhi. Il problema non era cacciare via la gente per risparmiare, ma proporre un progetto industriale di ampio respiro nel quale una grande azienda internazionale vuole investire in maniera importante. Questo progetto è ambizioso e ci convince pienamente”. Il tema sul tavolo “era se mandare a casa 3.000 o 5.000 persone. Oppure anche tutte le 13.000 unità presenti in azienda più l’indotto. Sarebbe stato un dramma. Oggi per fortuna la nuova compagnia aerea mette sul piatto 1,2 miliardi di euro tra capitale ed investimenti, non sono pochi”. E, parlando di quanto possa crescere il mercato del trasporto aereo con l’arrivo di Etihad in Italia, il ministro Lupi ha osservato che “secondo una ricerca che ci è stata comunicata da Enac, nella sola area di Fiumicino potrebbero esserci da qui al 2015 fino a 1.500 nuove assunzioni di personale non solo in Alitalia, ma anche in altri vettori e nell’indotto”. Infine, Lupi ha aggiunto che il 17 settembre è fissato un primo incontro sullo stato del lavoro e dell’accordo: “Per questo credo che nessuno possa avere l’alibi per poter impedire il primo grande investimento di questo tipo dall’estero nel nostro Paese. E al quale sono certo ne seguiranno altri”.