Fondazione Italia-Usa, stereotipi e crisi fiaccano turismo stelle e strisce in Italia

L’Italia perde colpi nel borsino turistico Made in Usa. La crisi economica è certamente, assieme al cambio sfavorevole, il principale e scontato imputato, ma a far arretrare il nostro Paese nelle preferenze dei viaggiatori americani sono anche, oltre a radicati stereotipi, la percepita instabilità politica e timori sul fronte della sicurezza. È quanto emerge da una ricerca ‘L’Italia secondo i giovani americani’ realizzata dalla Fondazione Italia-Usa e da Loyola University Chicago intervistando un campione di 800 studenti e con l’ausilio di altre fonti. Se la perdita di appeal è dimostrata dai dati, nel 2007 l’Italia aveva una quota di mercato pari al 19,3% dell’intero turismo americano all’estero, nel 2009 questa percentuale è scesa al 17,5%, le ragioni sono più d’una. Secondo la maggioranza degli studenti interpellati (68%) la batosta economica ha certamente falcidiato la capacità di spesa degli americani, seguita dal tasso di cambio sfavorevole (16%). I viaggi naturalmente sono state le prime voci di spesa a essere depennate. E considerando che una vacanza singola in Italia può costare circa 5.700 dollari, cibo e souvenir esclusi, non stupisce che chi ha sulle spalle un mutuo e magari teme per il proprio posto di lavoro abbia rinunciato a volare oltreoceano. Un altro elemento da non trascurare è il problema della sicurezza all’estero, soprattutto dopo l’11 settembre. Le minacce del terrorismo in Europa sono segnalate dal 6% del campione, ma si temono anche, più banalmente, borseggi, furti d’auto e scippi, segnalati come ‘crimini’ diffusi nella sezione Italia del sito web del Dipartimento di Stato americano riservato ai viaggi. E questo non aiuta a sfatare luoghi comuni proposti negli anni, con perseveranza, da film e fiction. Ma dallo studio realizzato dalla Fondazione Italia-Usa emergono pure deterrenti inaspettati. L’instabilità politica italiana percepita, ad esempio. Le azioni politiche di Silvio Berlusconi hanno causato manifestazioni nonché reiterate richieste di dimissioni. “È possibile che gli studenti ed i giovani americani credano veramente – si spiega nello studio puntando l’indice contro resoconti giornalistici un po’ troppo sopra le righe – che questi segni di instabilità si intensificheranno e condurranno verso un governo poco efficace o, persino, che la situazione possa degenerare da un punto di vista sia dell’economia sia dell’ordine pubblico e che l’Unione europea non possa intervenire”. Ma non solo. Persino i fatti di cronaca possono incidere nella scelta della meta turistica. Quanto si è chiesto agli studenti se il recente processo di Amanda Knox avrebbe potuto influenzare la decisione di studiare in Italia, solo il 27% degli intervistati ha detto che non inciderebbe sulla loro scelta, ma il 13% ha risposto che l’avrebbe condizionata ed il 47% che conterebbe per la loro scelta “un po’” ma non sarebbe un fattore determinante. La ricetta per far tornare la voglia d’Italia? Sicuramente ‘vendere’ meglio il nostro Paese. Solo il 34% del campione ritiene, infatti, che l’Italia promuova a sufficienza se stessa negli Stati Uniti. E dunque, concludono i ricercatori, se le immagini del Padrino, della mafia e dei tanti ‘Guido’ (il nome di riferimento agli italo-americani) non saranno sradicate con iniziative di comunicazione, non basteranno né la ripresa economica né le garanzie di sicurezza internazionale ad attrarre un più largo numero di americani nello Stivale tricolore.