È una stagione turistica invernale da dimenticare quella che sta per finire, per gli operatori delle località sciistiche italiane che hanno visto ridursi di un terzo, in media, il giro d’affari, causa crisi e condizioni meteo spesso avverse. I dati diffusi da Federalberghi non lasciano dubbi, e sono state soprattutto le famiglie con figli ad aver tagliato dal loro bilancio la vacanza sulla neve. “La crisi economica che ha condizionato la spesa delle famiglie e l’altalenante meteo che da periodi di siccità è passato ad un’ondata di gelo polare, costituiscono quel mix di concause che hanno fortemente influito sull’andamento dei consumi turistici degli italiani durante l’inverno appena concluso”, ha commentato Bernabò Bocca, presidente della Federalberghi, invocando misure governative a sostegno del settore e sgravi fiscali per le imprese “stremate da oltre tre anni di cali di fatturato”. Sono stati 8,59 milioni gli italiani che si sono recati in montagna tra gennaio e marzo, il 16% in meno rispetto alla stagione 2010-2011. La flessione complessiva del giro d’affari si è attestata sul 31%. La maggior parte degli italiani (il 93,5%) ha scelto mete nazionali, meno comunque dello scorso anno (era stato il 94,8%). La regione leader resta il Trentino-Alto Adige con il 29% della domanda (ma l’anno prima era il 36%). Al secondo posto la Lombardia, con il 12% del totale, che guadagna posizioni rispetto al 2011 (era l’8%). Lievemente più richiesta anche la Valle d’Aosta (10,5% contro il 9,5%), mentre il Piemonte ha assorbito il 9% delle richieste contro il 10% della stagione precedente. Chi più chi meno, comunque, tutti hanno dovuto incassare il calo di presenze e di ricavi, ed a poco è valsa una “attentissima politica dei prezzi”, con iniziative promozionali ed offerte che purtroppo, osserva ancora Bocca, “alla luce dei risultati, non sono riuscite ad invertire una tendenza al ribasso”. Sono diminuite le settimane bianche, ma anche i fine settimana sulla neve, spesso troppa o troppo poca, con periodi di freddo intenso ed una fine di stagione ‘caliente’ che, specie al Nord, ha scoperto le margherite prima del tempo. “Alla luce pertanto di questi preoccupanti risultati, che colpiscono un quarto dei 34.000 alberghi esistenti in Italia e rappresentano il perno dell’economia di innumerevoli piccole e piccolissime realtà montane – conclude il presidente di Federalberghi – non possiamo che ribadire al Governo il varo da un lato di politiche mirate al rilancio dell’immagine turistica dell’Italia, al fine di accrescere l’attrattività sia per gli italiani sia per gli stranieri del nostro giacimento montano e, dall’altro lato, a considerare seriamente il ricorso a misure di sgravi fiscali per le imprese interessate da questo stato di crisi, peraltro sempre più stremate da oltre tre anni di cali di fatturato dovuti al prolungarsi della crisi mondiale”.