Dopo il disastroso atterraggio a Fiumicino dell’Atr 72 di Carpatair, rimbalzato sulle ruote tre volte fino a quando non si è spaccato il carrello centrale, facendo saltare i freni e portando dunque l’aereo fuori pista nella giornata di sabato scorso, sono state aperte ben quattro inchieste da parte di Enac, Procura della Repubblica, Agenzia per la sicurezza del volo ed Alitalia. Si indaga sul possibile errore umano, sulle condizioni meteo, sul fatto che la pista migliore dell’aeroporto con quel tempo era chiusa per manutenzione, sul rapporto tra Alitalia e Carpatair, la compagnia romena che lavorava in subappalto. Alitalia, intanto, ha sospeso il contratto con Carpatair: da Pisa e da Bologna da oggi si vola soltanto con aerei ed equipaggi italiani. Ma questa decisione non basta ai sindacati, che compattamente da mesi stanno facendo una battaglia antiromeni. E allora, per dirla con la Cgil, «la rescissione del contratto in attesa degli esiti dell’inchiesta è un atto dovuto». Intanto Alitalia si difende. Non solo fa sparire il suo marchio dall’aereo incidentato, ma precisa per bocca del suo direttore operativo Giancarlo Schisano che “Carpatair è una società abilitata a lavorare in tutta Europa, con certificazioni accettate e verificate dalle autorità nazionali. È questo che fa testo. Solo 10-15 giorni fa Enac ha proceduto ad ispezioni per i due aerei Carpatair che operavano per Alitalia senza riscontrate alcuna anomalia”. Pare però che l’Enac si sia mossa proprio perché sulla rotta Ancona-Roma i voli Carpatair che operavano in subappalto dell’Alitalia avevano accumulato una serie di piccoli e grandi incidenti nel giro di appena 45 giorni. Per quanto riguarda la dinamica dell’incidente, Alitalia ha rimarcato che sabato c’era vento forte, ma il responsabile Enac di Fiumicino, Vitaliano Turrà, ha replicato: “Non così forte da impedire gli atterraggi, tanto è vero che in serata sono atterrati regolarmente più di cento aerei”. In effetti il bollettino meteo annunciava venti con 25 nodi e raffiche fino a 40 nodi, più possibilità di ‘wind shearing’, ossia di venti discensionali che ti schiacciano al suolo. Condizioni difficili, ma ancora praticabili. Qui però entra in gioco la particolarità dell’Atr 72. “In pratica – racconta il comandante di Atr Giuseppe Leonetti – venerdì sera c’erano condizioni-limite per un aereo leggero come quello. Non conta se si viaggia a elica o turbina. Il punto è il peso del velivolo. L’Atr può operare fino a 30 nodi di vento ed il bollettino segnala venti a 25 nodi, ma anche raffiche e possibilità di venti discensionali. In condizioni simili, un comandante esperto, uno dalle spalle larghe, prende in seria considerazione la possibilità di andare in un aeroporto alternativo, il che avrebbe significato atterrare a Ciampino o Napoli o Pisa”. Alitalia fa sapere che il pilota dell’Atr72 ha più di novemila ore di volo su quel velivolo. Poteva permettersi, però, il comandante di Carpatair, di optare per un altro aeroporto in via precauzionale, causando immancabilmente numerose proteste e spese alla compagnia aerea dante il subappalto? E così il pilota ci ha provato con esiti negativi. Forse, se la pista 2 non fosse stata in manutenzione, proprio la pista che gli avrebbe portato il vento di fronte e non di fianco, le cose sarebbero andate diversamente. Ma la pista era chiusa e l’hanno aperta solo dopo l’incidente. Lo conferma il direttore dell’Enac a Fiumicino: “Visto che la pista numero 1 stava subendo di più le raffiche provenienti dal mare – spiega Turrà – abbiamo deciso di utilizzare prevalentemente la pista numero 3, dove è appunto atterrato l’Atr 72. Non era possibile fare scendere gli aerei sulla pista numero 2, usualmente utilizzata per i decolli e una-due volte l’anno per gli atterraggi, in quanto erano in corso lavori di manutenzione”.