“Il turismo russo? Una manna per l’Italia, soprattutto in questo periodo di crisi”. Ne è convinto Bernabò Bocca, il presidente di Federalberghi che l’altra sera, nella residenza dell’ambasciata d’Italia a Mosca, ha presentato agli operatori russi la sua catena di alberghi di lusso Sina Fine italiana hotels nel Belpaese: dieci edifici storici da Venezia a Roma, da Firenze a Milano, frequentati da personalità come Charlie Chaplin, lo scià di Persia, la Regina madre d’Inghilterra, Pavarotti, Al Pacino. “Il turismo russo ha subito negli ultimi anni una rapida evoluzione nei numeri e nei gusti, credo che darà ancora tante soddisfazioni all’Italia, e non solo alle città d’arte, ma anche alle località cosiddette minori – ha spiegato Bocca – Ora dobbiamo scommettere su una promozione integrata del nostro turismo sotto la bandiera italiana migliorando anche alcuni collegamenti: una città come Firenze, ad esempio, non ha collegamenti diretti con la Russia. L’Italia – assicura – continua ad avere per gli stranieri, e per i russi in particolare, un grande appeal, a prescindere da quanto stia accadendo”. Lo conferma la crescita dei visti rilasciati ai russi, che quest’anno dovrebbe raddoppiare arrivando a circa 700.000 grazie anche all’effetto traino dell’anno della cultura italiana in Russia “con il quale abbiamo cercato di collegare la promozione del turismo russo offrendo un’immagine aperta e dinamica del nostro Paese”, come ha spiegato l’ambasciatore italiano a Mosca Antonio Zanardi Landi. Per catturare i clienti russi si possono giocare anche altre carte, confida Bernabò Bocca, tra i pionieri degli operatori turistici italiani a Mosca, città che ha cominciato ad esplorare 15 anni fa intuendo che si trattava di un “mercato vergine importante”. “Agli ospiti di questo Paese offriamo staff russo, menu in russo, tv russe, facendoli sentire ‘a casa loro’ – racconta Bocca – I russi sono il nostro primo mercato sulla piazza milanese, mentre nelle altre città rappresentano circa il 10%”, dice elogiando il nuovo turista russo “che negli ultimi tre-quattro anni si è molto raffinato, girando il mondo e scegliendo non più in base al prezzo, ma secondo i criteri della qualità”.