Ca nisciuno è fesso… e si, lo so, trattasi di affermazione abusata ma in questo caso è il passato che ritorna… un rimbrotto che fu sbattuto in faccia ad Angioletto de Negri dalle colonne di TTG Italia più di un quarto di secolo fa per aver osato far nascere a Napoli un incontro fieristico dedicato agli operatori del turismo, per promuovere il territorio direttamente in casa e per avvantaggiare quelle agenzie di viaggi del centro sud che normalmente dovevano salire a Milano o a Riva del Garda per incontrare il mercato dei tour operator, delle compagnie aeree e di quant’altro fa turismo. E fare un favore nel contempo anche agli stessi tour operator che il sud probabilmente neanche lo conoscevano bene.
C’era però chi non voleva passare per fesso nel momento in cui questo appuntamento, a suo dire, andava a fare concorrenza alimentata da soldi pubblici a un’altra borsa, figlia di una di quelle del nord, che si svolgeva al sud ma con un tono minore rispetto agli appuntamenti settentrionali, non frequentatissima e poco funzionale alla bisogna.
Ca nisciuno è fesso… se lo ricorda ancora di averlo letto de Negri… che invece quella fiera l’aveva fatta nascere con le sue forze e che anzi dal “pubblico” non fu affatto aiutata. Una di quelle cose che, si diceva nei Palazzi, “oggi nasce e domani è già morta”.
Non fu proprio così se è vero che il primo titolo che le fu dedicato, da Marco Valerio Ambrosini, storico editore de L’Agenzia di Viaggi, fu “Nata Grande” per il successo di partecipazione delle agenzie di viaggio e di quei tour operator che così scoprirono l’altro mercato, quello del centro sud che per le aziende del nord fino ad allora sembrava più lontano di quanto non lo fosse fisicamente.
Quindi, in quel caso, fessi non ce ne erano, come fu amichevolmente chiarito con l’allora direttore di TTG Italia, Paolo Audino che, anzi, divenne un possibile partner per future imprese da fare insieme.
La vita però insegna che tante cose, e quindi non solo gli amori, fanno dei giri immensi e poi ritornano e quindi, piegandosi alla volontà del karma, dopo 28 anni “Ca niusciuno è fesso” tocca dirlo proprio a de Negri.
La storia è sintomatica di come vanno le cose in Italia quando si parla di promozione turistica.
Autunno 1996: davanti a un caffè preso negli uffici di Airontour in via Chiaja a Napoli, ascolto proprio de Negri, amministratore del tour operator, raccontare che l’allora sindaco di Napoli Antonio Bassolino nel corso della BTC (Borsa del Turismo Congressuale che si svolgeva alla Fortezza da Basso di Firenze) aveva annunciato che nella primavera successiva si sarebbe svolta a Napoli la prima edizione della BTM, una borsa organizzata dallo stesso imprenditore turistico che con la Progecta, società creata ad hoc, si proponeva di andare incontro a tutte le imprese del turismo costrette a salire a Milano a febbraio o a Stresa e poi a Riva del Garda ad ottobre per incontrare il mondo del tour operating. L’obiettivo era quello di fare del capoluogo partenopeo la Capitale del turismo nel Mediterraneo. Una borsa organizzata da chi viveva di pane e turismo e quindi consapevole delle reali necessità del mercato. Una borsa non solo locale come le tante che poi sarebbero sorte in diverse regioni italiane ma rappresentativa del territorio del centro sud e dell’area mediterranea in generale. Da qui mi venne in mente di suggerire che per meglio definire la mission del nuovo evento, l’acronimo BTM si sarebbe dovuto trasformare in BMT, ossia Borsa Mediterranea del Turismo per spiegare che l’orizzonte sarebbe stato più largo di quello che regalava il golfo di Napoli.
Il suggerimento fu accolto e così nacque la BMT. Ventotto anni di successi, riconoscimenti, che hanno saputo raccontare la storia del nuovo turismo che si è sviluppata e adattata alle nuove mode e anche a nuove necessità.
Ventotto anni che soprattutto hanno visto crescere ed affermarsi l’offerta turistica del centro sud ormai consacrato quale destinazione di livello mondiale e anche dei Paesi del Mediterraneo che non hanno mai fatto mancare la propria presenza in fiera.
E allora perché “Ca nisciuno è fesso” torna d’attualità? Perché pochi giorni fa, su alcuni media, è apparsa la notizia di una nuova fiera che si propone di diventare “il luogo ideale per creare connessioni globali senza dover per forza volare a Londra o Berlino e che vuole portare nel cuore del Sud Italia i grandi player del turismo, offrendo alle aziende locali e nazionali una piattaforma di alto livello per costruire relazioni con partner internazionali”.
Confesso che a leggerla, ho fatto un salto indietro nel tempo, sono tornato all’autunno del 1996 (magari…), sono tornato a Napoli nei vecchi uffici di Airontour… cosa era cambiato? Niente: la fiera, il periodo di fine inverno, la mission… addirittura l’acronimo, lo stesso (della prima ora): BTM!!!
E mi son chiesto: cosa è successo? Mi è venuto in mente il signore di Roma che si è risvegliato dal coma dopo 25 anni pensando di stare ancora al Giubileo precedente… vuoi fare che sono stato in coma pure io tutto questo tempo privandomi della scoperta che la Regina d’Inghilterra non era poi immortale e perdendomi il Millennium Bug, le Torri Gemelle, il Napoli in serie C, il Mondiale del 2006, la Juve in B, l’Inter di Mourinho, Trump 1, il Covid, lo scudetto del Napoli, la guerra in Ucraina e Trump 2? E pure il mio matrimonio???
Niente di tutto questo. Per fortuna stiamo tutti bene (tranne la Regina d’Inghilterra…) e in salute mentre a est di Napoli è in preparazione una BTM, fiera programmata a febbraio, appena due settimane prima della BMT.
BTM quindi, acronimo che ha significati diversi da BMT e che ingloba una manifestazione nata qualche anno fa con un altro nome e come workshop regionale pugliese facilitato dall’intervento pubblico, che negli anni ha avuto una sua evoluzione fino a proporsi oggi in buona parte come quello che vorrebbe replicare ciò che già rappresenta e propone la BMT di Napoli, di cui oltre fregiarsi dell’antico acronimo, riesce quasi a sovrapporsi, calendarizzandosi a ridosso della stessa BMT con i buoni propositi di rivolgersi agli stessi attori del sistema che tradizionalmente frequentano Napoli, tanto per disorientarli un po’ e costringerli probabilmente a fare delle scelte.
Per non parlare della grande novità rappresentata nella mission: portare nel cuore del Sud Italia i grandi players del turismo… quello che a Napoli si fa dal 1997. Dico: millenovecentonovantasette, il secolo scorso!
La domanda è banale: perché voler svolgere un evento con un nome quasi fotocopia, con contenuti a grandi linee apparentemente simili, sotto la linea del Garigliano, a poco più di 250 chilometri di distanza e con pochi giorni di anticipo rispetto all’altro evento? Perché creare un dualismo inutile? In questi anni la Puglia è stato un esempio di virtù nella promozione turistica, ha dato sicuramente grandi lezioni ma questa cosa adesso è francamente incomprensibile. È vero che “business is business” ma perché mancare di rispetto (perché in fondo di questo si tratta) ad un evento storico e storicamente calendarizzato fra fine inverno e inizio della primavera, che ha sempre riscosso grande partecipazione e interesse da parte del mercato e che è riconosciuto essere insieme a TTG e alla Bit come uno dei tre principali appuntamenti fieristici del turismo in Italia? E che rappresenta il maggior momento di promozione turistica del turismo del centro sud d’Italia? Un evento importante, significativamente scelto nel 2021 dal Ministero del Turismo per far ripartire le fiere in Italia nell’immediato post covid.
Esistono anche precedenti illustri… che son finiti come son finiti… insomma, qualcosa avrebbe dovuto insegnare il risultato finale del derby piadina-casoncelli che si è giocato per qualche anno fra gli anni ’10 e ’20 di questo secolo…
Domanda finale: perchè accadono queste cose?
“Non per buttarla in politica, ma la colpa va attribuita alla riforma del titolo V della Costituzione che delega alle Regioni il tema del turismo” tuona de Negri. Soldi facili, se così si può dire senza che nessuno si offenda, che lasciano margini di manovra nell’organizzazione e nel favorire l’adesione degli espositori che invece a Napoli in questi anni sono costati fatica e sudore.
Il solito problema di campanile che in Italia è duro a morire, di chi guarda al suo orticello e che d’altra parte vediamo proprio nelle fiere con tanti stand di singole destinazioni, anche sconosciute che, bisogna dirlo, fanno solo la gioia di organizzatori e allestitori.
“BMT, sia chiaro, non teme concorrenza, ci mancherebbe, anche quando non si combatte ad armi pari. Siamo per costruire, anche insieme e non per distruggere – fanno sapere da Napoli – Resta l’amarezza per una mossa poco lungimirante che arriva da un territorio una volta protagonista proprio alla BMT e che negli ultimi anni è venuto, evidentemente, proditoriamente a mancare”.
Antonio Del Piano