“L’assenza del turismo internazionale, che per l’Italia vale più del 50% delle presenze e 44,3 mld di euro, sta mettendo a dura prova le imprese del settore alberghiero e tutto l’indotto turistico in particolare nelle città d’arte. La situazione si conferma molto complessa anche nel mese di luglio, malgrado la riapertura al mercato Schengen e quella molto parziale al turismo extra UE. Ad incidere negativamente pesa anche l’assenza di collegamenti aerei che sono ancora molto scarsi da e per l’Italia ed anche all’interno del Paese”. Così Confindustria Alberghi in una nota.
“Le prospettive future continuano ad essere molto difficili con una domanda ancora bassa e prenotazioni che stentano ad arrivare. Nel complesso le strutture che hanno ripreso almeno parzialmente l’attività, per la seconda settimana consecutiva non superano il 40% del totale. Un quadro confermato anche dall’andamento dei prezzi che fanno segnare una contrazione di oltre il 10% rispetto al 2019. Meglio per le destinazioni di mare dove sale il numero delle strutture che stanno riaprendo, ma comunque con un’occupazione camere ben lontana dal tutto esaurito. Anche sul fronte occupazionale – aggiunge l’associazione di categoria – il momento continua ad essere drammatico. Oltre il 76% delle aziende alberghiere continua a ricorrere agli ammortizzatori sociali per affrontare la forte riduzione dell’attività”.
“Molte aziende – conclude Confindustria Alberghi – si trovano nella situazione di aver quasi terminato le 18 settimane di cassa integrazione e, benché ci siano rassicurazioni sull’estensione degli aiuti a tutto il 2020 prevedendo anche misure di riduzione del costo del lavoro, sono ancora tanti i dubbi e le perplessità di chi coraggiosamente sceglie di riaprire. A risentire della grave condizione anche tutti i lavoratori stagionali per i quali non è prevista alcuna forma di defiscalizzazione che al contrario, se individuata, potrebbe favorire le assunzioni”.