Che le fiere siano un elemento dinamico di crescita specialmente nel settore turistico, lo afferma il professore di storia economica Giulio Sapelli dell’Università degli Studi di Milano.
Ogni anno in tutto il mondo si organizzano 31.000 eventi fieristici coinvolgendo 260 milioni di visitatori e più di 4 milioni di espositori, così come afferma anche l’allora presidente di AEFI, Ettore Riello.
È vero quindi, quello fieristico è un comparto in continua evoluzione e sa innovarsi adeguandosi ai cambiamenti del mercato, cogliendo tutte le opportunità offerte dal mondo digitale per espandere il business oltre il momento espositivo.
È quanto accade da 23 anni alla BMT di Napoli, l’unica fiera turistica del centro sud che di fatto è diventato terra del business turistico incoming ed outgoing. Partecipare ad una fiera è veramente un momento di ‘celebrazione’ e ‘rinnovazione’. Di celebrazione perché celebri in fiera un altro anno di lavoro e di rinnovazione perché puoi rinnovarti aggiornando la tua azienda con tutte le novità che scoprirai in una fiera di settore.
Chi non crede nel potere delle fiere non crede più neanche nel suo ‘potere imprenditoriale’ e lo manifesta non volendo apparire più, come se volesse sottrarsi all’occhio del mercato e del giornalismo di settore… tirano diritto pensando di essere sulla giusta via.
Come è noto, questo gruppetto di big del tour operating italiano facendo cartello ha deciso di non partecipare più alle fiere e di mettersi sul piedistallo, spersonalizzandosi da solo anziché cercare di fidelizzare e creare sempre più contatti umani così come richiede un settore così goliardico come quello del turismo.
Magari si cimentano in tutt’altre faccende, per esempio continuando a fare acquisti di marchi ed aziende ed anche di network di agenzie anche se non se ne capisce lo scopo, salvo il fatto che queste strategie servono solo ai loro amministratori per tirare avanti ed ottenere ulteriori finanziamenti bancari.
Gli accaparratori di marchi e di network potrebbero avere l’idea di trasformare la nostra attività ad uso e consumo proprio, vorrebbero monopolizzare tutto e vendere tutto attraverso i propri network.
Questo esercizio però, può far parte della strategia di chi non proviene evidentemente dal nostro settore ma da aziende industriali altrimenti capirebbe che la nostra professione non è snaturabile né trasformabile da nessuno.
Si cerca in tutti i modi di impaurire l’agente di viaggio parlando di un futuro complesso ed invitandolo a lavorare insieme, incorporandolo nel proprio network che, secondo il mio pensiero, è un’operazione che porta alla morte certa di un agente di viaggio… queste sono operazioni che servono solo ad uso e consumo di questi signori che devono dar conto ad una certa finanza, molto lontana dalla nostra attività turistico artigianale.
Dal mio punto di vista e all’alba dei miei 44 anni di onorata attività nel settore turistico, penso che la nostra sia un’attività artigianale e come tale non più trasformabile per caratteristiche. E non può capire, per esempio, perché dovrebbe entrare in questo o quel network. Da noi non esiste il listino ufficiale dei prezzi e quindi quello che ottieni da terzi lo ottieni più facilmente e direttamente dal solito fornitore.
Non credo ai network. Sappiamo quanti ne sono spariti e non credo al turismo come industria; vedi il buon senso di Ventana Turismo di proprietà FIAT che non appena si rese conto della tipologia artigianale del nostro settore, si ritirò in buon ordine dopo aver speso inutilmente solo in pubblicità un miliardo di vecchie lire. Io c’ero, feci parte di un’ispezione dell’Ufficio Studi della FIAT come direttore dell’allora agenzia di viaggio SIT di Napoli del gruppo STUI.
Le agenzie di viaggio rimaste fuori dai network sono 8/9.000 agenzie. Le troverete tutte in BMT dal 22 al 24 marzo… dove c’è il vero raduno del settore.
Angioletto de Negri