Valtur, domani i sindacati presso il Ministero dello Sviluppo Economico

logo valturDomani si gira un’altra puntata della vicenda Valtur, questa volta riguardante le parti sociali. “Dopo tanta silenziosa  attesa, è stata accolta la richiesta di incontro avanzata dalle organizzazioni sindacali e domani 7 giugno Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil sono state convocate presso il Ministero dello Sviluppo Economico per trovare una soluzione conclusiva alla complicata vertenza Valtur, ancora senza un ufficiale acquirente”. Lo annunciano in un comunicato stampa congiunto le tre sigle sindacali. “L’operazione di cessione infatti non è ancora stata chiusa, anche se da diverse fonti di stampa è trapelata la notizia che tra le due offerte presentate, Orogroup Spa dovrebbe aver prevalso sul gruppo Uvet. Ad un passo dall’avvio della stagione estiva, ancora non si hanno notizie ufficiali sul futuro del grande tour operator, sul mantenimento dell’occupazione sia strutturale che stagionale e molte strutture ricettive rischiano di non aprire, mettendo così a rischio molti posti di lavoro – denunciano i sindacati – È il caso, ad esempio, dei villaggi di Finale Pollina in Sicilia e Santo Stefano in Sardegna, per i quali non si hanno notizie di apertura da parte dell’amministrazione straordinaria di Valtur o della sede milanese, rischiando pesanti ripercussioni su un contesto sociale già fortemente colpito dalla crisi”. Per tali ragioni i sindacati confermano, nonostante la convocazione avvenuta, il presidio già organizzato per lo stesso giorno davanti al Ministero dello Sviluppo Economico dalle 10.30 alle 14.30, così da sostenere la delegazione convocata e tenere alta l’attenzione sulla difficile situazione, coinvolgendo tutti i soggetti anche istituzionali utili ad ammortizzare ed assorbire gli effetti della profonda crisi di Valtur. Le sigle sindacali riepilogano la vicenda Valtur, che il 13 ottobre 2011 aveva depositato l’istanza per richiedere l’amministrazione straordinaria (Legge Marzano) a causa dei troppi debiti. Il tour operator, che in Italia impiega circa 2.000 unità, ha particolarmente risentito della crisi dei Paesi del Maghreb che ha limitato i flussi turistici in Tunisia ed Egitto, e, nonostante le 22 strutture recettive in Italia e all’estero e un fatturato di circa 200 milioni di euro, ha un indebitamento di 303,6 milioni di euro.