L’Unesco ha deciso di non includere ancora la Grande barriera corallina del Pacifico nella ‘lista nera dei siti in pericolo’. Sospiro di sollievo per l’Australia, che dal turismo legato alla barriera ricava miliardi di dollari. Il Comitato di 21 Paesi, riunito ieri a
Berlino, ha concesso cinque anni di tempo per fermare il degrado dell’ecosistema, che ha perso metà della copertura corallina in 30 anni. E chiede all’Australia di mostrare progressi significativi nell’applicare le misure promesse, con un rapporto alla fine del 2016 ed un altro nel 2020. Il ministro dell’Ambiente Greg Hunt ha espresso pieno sostegno alla decisione dell’Unesco, confermando l’impegno di lungo termine a proteggere la Barriera. E ha descritto come “decisivo” il piano governativo di protezione, “di cui l’Unesco si può fidare”. La Grande barriera corallina, che si estende per 2.000 chilometri al largo della costa nord-est del continente, è il più grande ecosistema vivente al mondo che ospita la più ampia diversità di banchi corallini e numerose specie minacciate, come il dugongo (nella foto) e la tartaruga verde.
Articolo Precedente
Articolo Successivo