“Se potessi esprimere una speranza vorrei che fosse scelta la cordata di imprenditori ed armatori di cui non fa parte Onorato. Troppo forte il dolore che ha causato a molte famiglie toscane e non, troppo il lavoro per manomettere, insabbiare e nascondere”. A scriverlo, in una lettera al presidente della Regione Enrico Rossi, è il presidente dell’associazione ‘140’ Loris Rispoli, che riunisce alcuni dei familiari delle vittime del Moby Prince. Il riferimento è alla gara in corso per la privatizzazione della compagnia di navigazione Toremar (di proprietà della Regione) alla quale partecipa anche Moby, società armatrice del traghetto Moby Prince che nel 1991 si scontrò con una petroliera fuori dal porto di Livorno provocando 140 morti. “Non so ancora quale sia stata la scelta della commissione – scrive Rispoli a Rossi – Ciò che ti segnalo è che mi aspetto, ci aspettiamo che chiunque vinca sia supercontrollato per ciò che riguarda il rispetto delle normative di sicurezza. Un armatore serio – insiste il presidente del comitato dei familiari – si sarebbe fatto avanti, avrebbe perlomeno espresso cordoglio e solidarietà ai familiari, invece non lo ha fatto mancando soprattutto di rispetto a quei marittimi che per lui lavoravano”. Rispoli ricorda tra l’altro le sentenze sulla manomissione del timone del traghetto avvenuta a seguito che fu ormeggiato dopo l’incidente e poi quella della Corte d’appello di Firenze “che ricorda quali siano le gravi responsabilità dell’armatore, prima fra tutte quella di far viaggiare un traghetto con l’impianto antincendio disattivato. Noi crediamo che il signor Onorato – conclude Rispoli – possa continuare a fare le regate, ma eviti di continuare a far viaggiare passeggeri sui suoi traghetti. Noi non vogliamo più piangere morti”.
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