E’ un’intervista per molti versi accorata quella di Roberto Scaramella, amministratore delegato di Meridiana, al ‘Corriere della Sera’ di oggi: “Se si preferisce la morte dell’azienda, allora non c’è più bisogno di me”. Un messaggio rivolto sia alle nove sigle sindacali coinvolte nella trattativa legata alla mobilità di 1.634 dipendenti che alla proprietà, il fondo Akfed dell’Aga Khan. Per andare avanti servono i capitali al fine di ripianare le perdite, che ammontano a circa 50 milioni di euro, anche se nel 2012 “ammontavano a 110 milioni nel 2012. Quando arrivai nel gennaio 2013 la compagnia era tecnicamente fallita – precisa Scaramella – Oggi abbiamo recuperato credibilità”. Il piano dell’amministratore delegato porta “ad una compagnia, Meridiana Fly, con quattro aeromobili concentrati sui collegamenti di continuità territoriale tra la Sardegna e la Penisola”. Scaramella esclude la possibilità di riconsiderare il taglio dei 1.634 posti: “Bisogna ripartire dalla proposta dei ministeri del Lavoro: una prima fase di uscite volontarie e poi la mobilità obbligata. Gli esuberi – ammette – potrebbero scendere a 1.330 con l’80% dello stipendio e fino a sei anni di mobilità a seconda dell’anzianità”. Poi invita a ripartire dalla mediazione del Ministero: “Il tempo è poco: per avere sei anni di mobilità serve l’accordo entro dicembre. L’altra condizione – aggiunge – è il supporto finanziario dell’azionista. Almeno le perdite devono essere compensate. Certo i due fronti sono legati. Il clima di tensione – conclude Scaramella – non aiuta”.
Sul piatto c’è la sopravvivenza della compagnia, seppure in una veste ridimensionata, con 18
velivoli in tutto (Meridiana Fly più Air Italy) e circa mille dipendenti. Dopo che – punto dolentissimo – 1.634
colleghi avranno seguito il destino della mobilità. Ma da oggi la posta in gioco è anche un’altra: la stessa
permanenza di Scaramella alla guida della compagnia.
I destinatari dell’appello sono due. Le nove sigle sindacali coinvolte nella trattativa, per cominciare. Ma anche
A cui Scaramella fa presente una necessità cruciale:
Ieri ancora un lancio di uova e farina a un equipaggio Meridiana da parte di alcune persone a volto coperto.
«Purtroppo. Questo ha causato ritardi nei voli – constata il manager -. Il Nord della Sardegna è rimasto isolato
per quattro ore. Tra coloro che hanno subìto la situazione anche un bambino che volava a Roma per un
trapianto».
Andiamo al cuore del problema: con 1.634 esuberi e un bilancio 2014 che veleggia verso i 50 milioni di
perdite operative, quali sono le prospettive per la compagnia?
L’altra compagnia del gruppo, Air Italy, non ha gli stessi problemi.
«Air Italy è stata acquisita nel 2011. Ha un margine operativo positivo, è competitiva sul mercato con i suoi 12
aeromobili e circa 450 addetti».
Perché per Meridiana è diverso?
«Meridiana ha il fardello di problemi accumulati nel tempo. Non ultimo il fatto che un giudice del lavoro ha
imposto di assumere a tempo indeterminato 600 assistenti di volo stagionali. Oggi gli esuberi sono gonfiati
anche da questo».
Davvero non ci sono medicine alternative all’amarissimo taglio di 1.634 posti?
«No, non esistono. ».
Gli esuberi possono diminuire?
«».
I sindacati si sono opposti.
«Per salvare il salvabile, ripartiamo dalla mediazione del ministero. Il tempo è poco: per avere sei anni di
mobilità serve l’accordo entro dicembre».
Basterebbe?
«No. L’altra condizione è il supporto finanziario dell’azionista. Almeno le perdite devono essere compensate.
Certo i due fronti sono legati. Il clima di tensione non aiuta».