Continua il botta e risposta mediante studi legali tra Luca Patané, presidente Uvet, ed i Commissari Straordinari Valtur Stefano Coen, Daniele G. Discepolo ed Andrea Gemma, che a fine anno avevano chiesto tramite gli avvocati Giovanni Latorre e Mario De Luigi la smentita della frase relativa alla “gara già scritta” riportata dall’Ansa e pubblicata anche dal nostro giornale. Lo studio legale Avv. Emilio Baviera, per conto del manager di Uvet, ha inviato la seguente lettera: “In via preliminare e pur confermando nella sostanza ma non nella forma l’intervista rilasciata, per altro in un contesto ben diverso da quello da Voi prospettato, preciso che il sig. Patané, esercitando un legittimo diritto di critica, non ha mai inteso né intende ledere l’onorabilità dei Vostri clienti. Al mio cliente, infatti – entra nel dettaglio la lettera – è stato chiesto il motivo che lo ha indotto a desistere dal rilanciare per l’acquisto dei villaggi Valtur a fronte della maggiore offerta del concorrente già fuori mercato. La risposta è stata che il potenziale acquirente, come aprioristicamente ipotizzato del bando di gara e quindi non una persona determinata come i Commissari hanno erroneamente inteso, non poteva essere certamente il Gruppo Uvet notoriamente poco incline a rincorrere l’acquisizione per l’acquisizione quando l’asset di gara raggiunge un prezzo sideralmente maggiore rispetto a quello che potrebbe effettivamente valere. In altri termini – puntualizza la lettera – il mio cliente ha inteso formulare un giudizio negativo sia sulla scelta dei criteri di valutazione delle offerte – criteri per altro generali, validi per tutti e mai cambiati in corso di gara – quanto sulla scala dei punteggi da assegnare ad ogni singolo elemento dell’offerta, quanto ancora sul fatto che, a parte ogni elemento formale, l’aggiudicazione privilegiasse, di fatto, semplicemente l’offerta maggiore. Per tali motivi la figura dell’acquirente era già scritta sin dall’inizio nel senso che essa corrispondeva ad un soggetto disposto a immettere nelle casse della procedura tanto denaro da superare ogni possibile ragionevole valutazione imprenditoriale sulla sostenibilità dell’affare. Pertanto – conclude la lettera – era del tutto inutile far balenare agli imprenditori interessati la possibilità di valutazioni diverse in funzione del punteggio che, alla fine, aveva come unico elemento determinante quello rappresentato dal maggior incasso per la procedura”.