Ipemed, crollo del turismo nei Paesi arabi dopo le rivoluzioni ma ottimismo per il futuro

Le rivoluzioni arabe hanno messo a dura prova il turismo dei Paesi delle sponde sud ed est del Mediterraneo, dove il settore turistico rappresenta più del 10% del Pil. Una nota dell’Ipemed, l’Istituto delle prospettive economiche del mondo mediterraneo, indica che tutti i Paesi del mondo arabo hanno registrato nel 2011 un crollo di presenze tra il 40 e l’80%, soprattutto nei primi mesi dell’anno. A spaventare i turisti, che hanno disertato in massa località turistiche delle regioni del Mediterraneo di solito prese d’assalto, non sono state solo le rivolte senza precedenti che hanno scosso questi Paesi. Altri fatti drammatici vi hanno contribuito, in particolare l’attentato di Marrakech, la guerra in Libia e le repressioni violente in Siria da parte del regime di Assad. Si aggiungono infine le violenze contro i copti dei giorni scorsi in Egitto. Turisti in calo, dunque, sono stati registrati in Tunisia, ma anche in Marocco. Le situazioni più catastrofiche sono state in Siria, nello Yemen ed in Libano, che soffre anche per le tensioni alle frontiere, con un calo del 25% nel numero dei turisti nei primi sette mesi dell’anno. Gli ultimi dati dell’Organizzazione mondiale del turismo (OMT) notano una lieve ripresa del turismo in Egitto ed in Tunisia. Per adesso, secondo l’Ipemed, non è possibile valutare “con esattezza l’impatto economico della primavera araba sul turismo regionale”. È chiaro invece che il settore turistico è essenziale per l’economia di queste regioni e che i modelli turistici di massa “fondati su un’offerta sconnessa dal territorio” sono ormai “obsoleti”. Gli esperti sono comunque ottimisti: le rivendicazioni sociali, politiche e economiche di queste popolazioni, nonché la fine di alcuni regimi dittatoriali, possono infatti avere effetti positivi in futuro e aprire nuove opportunità per il turismo locale.