Foschi (Costa Crociere): Schettino decise 'inchino' da solo, in azienda non informati

Il comandante Schettino decise “autonomamente” di fare l’inchino al Giglio. E fu sempre il comandante che sottovalutò la gravità dell’incidente, tanto che il direttore delle operazioni marittime rimase “completamente sorpreso” quando gli fu comunicata la decisione di abbandonare la nave. Anche davanti al Parlamento, il presidente ed amministratore di Costa Crociere Pierluigi Foschi scarica l’uomo che ha portato la Concordia sugli scogli del Giglio, come già aveva fatto con i giornalisti di mezzo mondo. E anche se ribadisce che la “navigazione turistica”, come la chiama lui, quella notte non era autorizzata dalla compagnia, non può non ammettere che si tratta di una prassi “adottata da tutte le società crocieristiche del mondo”. Ai membri della commissione Lavori Pubblici del Senato Foschi parla per poco più di un’ora, per ribadire la linea tenuta fino ad oggi dalla Costa Crociere. Il 13 gennaio è avvenuto “un tragico incidente che non doveva avvenire e poteva non avvenire”, se il comandante non avesse deciso di ‘accostare’ così vicino all’isola. Una decisione di cui Costa non sapeva nulla. “Quella manovra non era autorizzata. Noi non ne eravamo al corrente, tanto che nel giornalino di bordo era scritto che la nave sarebbe passata a cinque miglia dal Giglio”. Una versione che l’azienda ripete come un mantra da venerdì notte e che però non torna con i racconti degli stessi ufficiali a bordo. Ad esempio con quello del comandante in seconda, Roberto Bosio, che ai magistrati ha raccontato che, fin dalla partenza da Civitavecchia, la “navigazione turistica era programmata”, con l’obiettivo di “consentire ai passeggeri di ammirare le zone costiere presenti sulla tratta della crociera”. Chi l’aveva ‘programmata’? Il comandante ed i suoi ufficiali, da soli, come dice Foschi, o lo stesso equipaggio con la società, come sembra sostenere Bosio? L’ad va dritto per la sua strada: “L’inchino non esiste nella nostra azienda – dice – esiste la navigazione turistica, che è una pratica adottata in tutto il mondo e consentita dalle norme”. In alcuni casi questa navigazione viene “pianificata e l’azienda può anche esserne al corrente”, ma deve essere svolta con “protocolli di sicurezza molto chiari e precisi”. L’audizione in Parlamento serve anche a Foschi per rispedire al mittente le accuse di aver imbarcato clandestini sulla nave e di favorire il lavoro nero. “È una cosa ignobile ed impensabile per una società con una tradizione come la nostra – afferma – I sistemi di controllo della società sono all’avanguardia e siamo l’unica azienda al mondo che volontariamente si è sottoposta alla certificazione di responsabilità sociale”. L’ultima parte dell’intervento l’ad di Costa lo riserva per sottolineare ancora una volta e “con orgoglio” che le operazioni di soccorso sulla nave sono state svolte solo dall’equipaggio che, dunque “era addestrato adeguatamente” e si è “prodigato per prestare i primi soccorsi”. “Se non fossero stati addestrati non avrebbero potuto fare quello che hanno fatto: hanno evacuato in condizioni difficilissime oltre 4.000 persone”.