Proseguirà “ad oltranza” la protesta dei lavoratori notturni dei treni alla Stazione Centrale di Milano: dalla scorsa notte, alle 2.30, tre ferrovieri sono saliti su una torre-faro alta una cinquantina di metri all’esterno della tettoia che copre i convogli, mentre analoghe iniziative, è stato spiegato dai sindacati, sono state messe in atto a Roma e Torino. Ora una cinquantina di persone sta allestendo una sorta di tendopoli su una pensilina vicina e ci si sta organizzando per passare la notte e garantire i turni anche sopra la torre, dove è stato srotolato un enorme striscione con la scritta ‘Italia sei più divisa senza i treni notte. No ai licenziamenti’. L’iniziativa nasce per denunciare che circa 1.000 persone perderanno il posto di lavoro a partire dalla mezzanotte di domani quando, l’11 dicembre, entrerà in vigore il nuovo orario delle Fs che riduce i collegamenti notturni e “spezza in due l’Italia obbligando le persone ad usare i Frecciarossa al doppio del prezzo”. In particolare, 800 sono i dipendenti dell’indotto delle Fs che lavorano alla Servirail (la ex Wagons-Lits) per i collegamenti nazionali, alla Wasteels che cura i viaggi internazionali ed alla Rsi impegnati nella manutenzione. A questi se ne aggiungono altri circa 200 che si occupano delle pulizie. “I licenziamenti vanno subito ritirati dall’amministratore delegato Moretti – ha affermato Angelo Mazzeo della Filt-Cgil – Lo Stato deve però garantire i finanziamenti per questi treni che garantiscono il servizio ‘universale’ e per questo motivo ci rivolgiamo al governo Monti. Si taglia l’Italia in due. Scompare il servizio sul versante adriatico e dappertutto. Al signor Moretti diciamo che non si può puntare tutto sull’Alta Velocità che costa il 50% in più dei treni notte. È anche un problema sociale”.
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