Ennesimo cambio di guardia al ministero del Turismo in Brasile

Pedro Novais, nominato all’inizio dell’anno dalla neopresidente brasiliana Dilma Rousseff, è stato sostituito dopo aver accumulato ben quattro scandali nei pochi mesi come titolare del ministero del Turismo. È il quinto ministro del governo Rousseff che perde il posto per illegalità dall’inizio del 2011. La nomina di Pedro Novais era stata messa in questione sin dall’inizio per l’età avanzata (83 anni) alla guida di un ministero che sarà più importante che mai per il Paese alla vigilia di numerosi eventi internazionali (Rio+20 nel 2012, visita del Papa nel 2013, mondiali di calcio nel 2014 ed Olimpiadi nel 2016), ma Novais era stato confermato grazie al suo padrino politico, il potentissimo ex presidente Josè Sarney, padre padrone del Pmdb, il partito che appoggia il PT al governo. Poi però il passato ed il presente di un rappresentante tipico della ‘vecchia politica’, come l’hanno definita i mass media brasiliani, sono emersi prepotentemente: i grandi giornali hanno dimostrato che Novais aveva pagato con denaro pubblico una sua ‘festicciola’ per un centinaio di persone in un hotel a luci rosse quando era stato rieletto nelle ultime elezioni; poi via via sono emersi stanziamenti ingenti di aiuto ai suoi feudi elettorali come se fossero mete turistiche di prim’ordine, e per finire si è venuto a sapere che Novais aveva nominato la sua colf ‘segretaria parlamentare’ per fargli fare i lavori domestici anche a Brasilia con un lauto stipendio pubblico. Al suo posto Sarney ha subito fatto nominare un altro suo protetto, Gastao Vieira, che la stampa brasiliana ha già rivelato trattarsi di un altro rappresentante della ‘vecchia politica’ del saccheggio all’erario pubblico, eredità di malcostume che Dilma sta cercando con molte difficoltà di estinguere. Prima di Novais era caduto tra gli altri quello che doveva essere l’eminenza grigia del governo Rousseff, quell’Antonio Palocci già dimesso dal governo Lula per lo scandalo del ‘Mensalao’, nominato capogabinetto da Dilma in ossequio al suo predecessore e poi cacciato per un’accusa comprovata di peculato.