“Si informa la Spettabile Utenza che per per garantire il servizio non sostenuto da contributi statali e/o regionali le tariffe vigenti saranno aggiornate”. A comunicarlo in una nota odierna è l’Acap, Associazione cabotaggio armatori partenopei che si vede costretta ad adeguare provvisoriamente le tariffe in vigore a partire da oggi, in attesa che arrivino dalla Regione risposte concrete per scongiurare lo stato di crisi del comparto che mette in pericolo la sopravvivenza dei collegamenti marittimi nel Golfo. “Tale misura – continua la nota – è motivata dall’esigenza di compensare in parte l’esorbitante aumento del combustibile lievitato dal costo di 65 centesimi di euro (aprile 2010) a quello di 81 centesimi di euro(aprile 2011) per litro. Ovviamente l’addizionale verrà ridotta o abolita in caso di decremento del costo del petrolio. L’ Acap inoltre precisa che la principale volontà degli armatori che operano nei trasporti privati è quella di favorire l’utenza ed i consumatori che rappresentano l’unica risorsa che alimenta e sostiene il comparto marittimo privato. Pertanto auspica che l’iniziativa necessaria, come sopra menzionato, non venga strumentalizzata al fine di colpire l’immagine degli armatori privati da parte di chi ritiene risolvibili le difficoltà economiche del settore con la soppressione del libero mercato e l’incremento dei finanziamenti alla società regionale Caremar, che supera ogni difficoltà finanziaria grazie proprio al ripianamento delle perdite da parte della Regione”. Enti locali sotto accusa, dunque, come la stessa nota chiarisce ribadendo le “varie sollecitazioni rivolte agli Enti Regionali, unitamente alle richieste di incontro con l’assessore ai Trasporti Sergio Vetrella ed al presidente della Regione Campania Stefano Caldoro per trovare una soluzione concreta ed immediata su una tematica così importante” e risoltesi nel nulla, portando così a quest’addizionale “visto che nessun intervento regionale si è avuto nei tempi compatibili con le esigenze economiche delle società che rischiano il dissesto finanziario”.
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